Al centro commerciale per acquistare in modo utile e sicuro
All’indomani del lockdown, IGD si è prontamente attivata per garantire che tutte le persone che lavorano nella sede centrale e nei centri commerciali potessero continuare a essere operative e che i clienti potessero fare i propri acquisti in totale sicurezza.
Le restrizioni imposte per evitare la diffusione del virus hanno richiesto significativi cambiamenti nella gestione e nell’organizzazione del centro commerciale: cambiamenti finora attuati con successo.
L’incertezza sull’evoluzione e sulla durata della pandemia induce però a compiere una riflessione di più vasta portata su quale sarà il futuro del centro commerciale. Cambierà il modello di business?
Ne parliamo con Daniele Cabuli, Direttore Generale alla Gestione di IGD.
In queste settimane di restrizioni governative per contenere i contagi, i centri commerciali di IGD in Italia sono rimasti aperti?
Certamente, per tutto il tempo. I nostri centri commerciali non hanno mai chiuso, dal momento che ospitano retailer le cui attività rientravano tra quelle considerate essenziali. Hanno continuato a operare gli ipermercati e i supermercati, i tabaccai, le edicole, i negozi di ottica e di bricolage, così come le profumerie e i negozi di prodotti per l’igiene della casa e della persona. In un tempo successivo si sono aggiunti i negozi che vendono abbigliamento o calzature per bambini e hanno potuto riaprire librerie e cartolerie.
Quali interventi avete dovuto realizzare per consentire al centro commerciale di continuare a operare garantendo la salute e la sicurezza degli operatori e dei visitatori?
In piena aderenza alle linee-guida redatte dal CNCC, il Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali, nel quale IGD è rappresentata, abbiamo immediatamente garantito una serie di misure per consentire il distanziamento previsto tra le persone. A partire dai parcheggi, abbiamo creato percorsi a senso unico in entrata e in uscita, con informazioni molto chiare sui comportamenti da seguire durante la propria permanenza nel centro commerciale: una comunicazione attuata con totem, cartelloni, per interfono, con l’obiettivo di assicurare la consapevolezza di tutti i nostri ospiti. Abbiamo inoltre installato termocamere che consentono di misurare la temperatura di chi accede al centro commerciale. Abbiamo anche modificato il software dei contapersone già presenti, in modo da disporre di alert che ci aiutino a stabilire il numero massimo di accessi per assicurare la vivibilità degli spazi, con 10 metri quadri a disposizione di ogni persona in ingresso. Tutte queste nuove procedure hanno richiesto naturalmente un’intensificazione delle attività di vigilanza. Non abbiamo certo trascurato gli interventi di igienizzazione degli immobili: oltre alle profonde sanificazioni notturne, abbiamo reso più frequenti le pulizie con prodotti ad hoc anche nel corso della giornata ed effettuato manutenzioni straordinarie dei filtri degli impianti di climatizzazione.
E per quanto riguarda la sede centrale di Bologna?
Va detto che già dalle prime manifestazioni dell’epidemia avevamo deciso di abolire trasferte e riunioni. Nei giorni successivi, le persone che lavorano in sede in larga maggioranza sono state messe in condizione di potere lavorare da casa. Almeno fino a quando l’emergenza non sarà conclusa, continueremo perciò a utilizzare ampiamente questa modalità lavorativa, che siamo riusciti ad attivare sotto forma di vero e proprio smart working, garantendo peraltro una completa sicurezza informatica ai processi di lavoro a distanza.
Con l’ingresso nella seconda fase del lockdown, alcuni colleghi in questi ultimi giorni sono rientrati volontariamente al lavoro, seguendo le stringenti misure di salute e sicurezza che avevamo preventivamente disposto e comunicato sull’utilizzo degli spazi comuni. Negli uffici abbiamo inoltre inserito separatori di plexiglas tra le singole postazioni di lavoro e stabilito regole precise sull’occupazione massima delle sale comuni, in funzione delle dimensioni. A tutte le persone che accederanno alla sede di Bologna, dipendenti o ospiti, sarà misurata la temperatura attraverso le termocamere e saranno forniti mascherina e guanti. Anche per le persone della rete commerciale, infine, abbiamo previsto dotazioni di presidi e predisposto una turnazione delle presenze nelle diverse strutture.
Come sono cambiate le vostre spese di comunicazione e marketing?
Al momento tutte le attività previste in termini di eventi sono congelate: saranno riprese solo quando saranno terminate le restrizioni della Fase 2. Abbiamo concentrato invece molte risorse nella campagna di informazione per spiegare come sia possibile acquistare in sicurezza all’interno del centro commerciale. Abbiamo inoltre convertito le campagne di marketing sui canali online, operando più direttamente sui singoli profili che non in generale su un’indistinta target audience. Stiamo infine compiendo uno sforzo notevole nell’aumentare la consapevolezza sul ruolo del centro commerciale: partecipiamo infatti alla campagna di sensibilizzazione che è in corso sotto l’egida del CNCC e che si rivolge a clienti, tenant e anche alle autorità di governo. Il nostro obiettivo è quello di fare comprendere che i centri sono luoghi sicuri, importanti e utili per tutti.
La gestione professionale e strutturata degli spazi e la presenza di personale specializzato nelle attività di vigilanza fa sì che nei centri commerciali i clienti possano essere accolti in modo sicuro e controllato. Ci teniamo che sia compreso che questo è un plus che altre forme di organizzazione di vendita non possono garantire come standard.
Che futuro hanno i centri commerciali?
Credo che il centro commerciale continuerà il suo percorso. È un prodotto maturo, che va rivitalizzato: di questo eravamo consapevoli già prima, quando infatti avevamo aumentato gli spazi dedicati al leisure e alla ristorazione. Le nuove esigenze di distanziamento sociale imposte dal virus e i cambiamenti negli stili di lavoro, con una minore presenza in ufficio, richiedono da un lato l’inserimento di alcuni correttivi alla nostra distribuzione degli spazi e al layout delle attività di ristorazione, ma dall’altro ci aprono nuove finestre di opportunità. Potremo infatti proporre modelli di click&collect che avevamo sperimentato nel centro ESP a Ravenna, forse potendo oggi contare su una maggiore convinzione e collaborazione da parte degli operatori stessi, sfruttando gli spazi di magazzino lasciati liberi dagli ipermercati a valle del processo che ne ha ridotto le superfici, così come potremo utilizzare spazi attualmente occupati da negozi che si affacciano sulla galleria per favorire il ritiro delle merci acquistate online. Potremmo inoltre proporre spazi sicuri, sanificati e ben equipaggiati di co-working, per favorire le nuove modalità di lavoro da remoto e le esigenze di maggiore flessibilità delle attività del terziario avanzato.
Abbiamo perciò una serie di opportunità di ridisegnare e riprogettare gli spazi senza che questo richieda un ripensamento del nostro modello di business…
Che tipo di intervento auspicate da parte del governo italiano in questo momento?
L’auspicio è che vengano assicurate detrazioni fiscali importanti a un vasto raggio di attività commerciali presenti nei nostri centri commerciali. Se il Governo è in grado di intervenire per coprire il periodo di lockdown, poi noi potremo subentrare nella fase successiva, con azioni che supportino i tenant nella fase di rilancio. Finora il numero delle disdette è veramente esiguo: il futuro dipenderà dalla durata delle misure restrittive e dai mezzi dedicati dal Governo al sostegno delle attività commerciali. Noi siamo pronti a fare la nostra parte.
Grazie e buon lavoro.
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